Ogni film, al cinema o in tv, narra di un viaggio, vero o metaforico, che si snoda in un fotogramma dopo l’altro. Un inizio, uno sviluppo, una fine. Una sequenza di immagini, suoni, rumori, dialoghi che coinvolge lo
spettatore, sia vedente che cieco, svincolandolo dalla posizione atavica di semplice “osservatore” per accompagnarlo verso quella
più attuale e attuosa del “partecipatore”, colui che partecipa catarticamente alla storia.
Lo spettatore riceve il proprio stimolo emozionale dalla visione del film completo di immagini. Per il cieco, o ipovedente, la magia si compie con l’aggiunta dell’audiodescrizione
delle scene prive di dialogo, naturalmente nel caso in cui ne sia corredato.
Capita spesso che opere d’arte, grandi gallerie e siti archeologici finiscano, a volte loro malgrado, nelle sceneggiature di film, protagonisti di scene cult, baci, furti, intrighi, o usati come
ambientazioni per commedie, gialli, polizieschi e, perché no, docufilm spettacolari.
Quando il regista e lo sceneggiatore privilegiano i dialoghi rispetto alla location e all’azione, il film sarà descritto per i ciechi come da linee guida italiane ed europee. Al contrario, se la location è al centro dell’attenzione, il compito arduo dell’audiodescrittore sarà quello di calarsi nei panni di un romanziere, pur di fornire le informazioni fondamentali per una maggiore comprensione e percezione del testo filmico: fare ricerche, verificare le informazioni, chiedere consulenze e traslare le immagini in parole attraverso un artificio retorico chiamato “Ècfrasi”, termine rubato alla letteratura che indica una descrizione elegante,
al limite del virtuosismo stilistico, di un’opera d’arte come di un semplice oggetto o una scena.
L’Ècfrasi produce diverse reazioni negli spettatori, a seconda che conoscano l’opera o no.
Le parole vivide generano immagini con proiezioni empatiche sia nei ciechi che nei vedenti, in un film come in un libro.
Per meglio comprendere il delicato lavoro dell’audiodescrittore che si cimenta nell’Ècfrasi, seguono alcuni esempi tratti da film e documentari.
In Notizie degli scavi di Emidio Greco, uscito al cinema nel 2010 e proiettato con audiodescrizione durante il Villae Film Festival, il 18/09 u.s.
a Tivoli, il Professore, protagonista del film interpretato da Giuseppe Battiston, trascorre del tempo tra le rovine di Villa Adriana. Egli vive nella casa di appuntamenti della Signora
(Iaia Forte), sbrigando per lei e le sue ragazze diverse commissioni. La sua vita cambia quando, per fare un favore a una conoscente, va a trovare in ospedale la Marchesa (Ambra Angiolini),
un’ex prostituta che ha tentato il suicidio. Per lei le visite del Professore sono un salvagente. E il suo racconto della gita a Villa Adriana, dei resti archeologici davanti ai quali ha sostato con
in mano una guida turistica, delle “notizie degli scavi”, per la Marchesa sono un’ancora di salvezza.
La visita a Villa Adriana dura circa 7 minuti di film in totale silenzio. Una bellezza che non muore e che appaga gli spettatori vedenti, anche quelli che non sanno cosa stanno guardando nello specifico. Per i ciechi e ipovedenti, invece, sono 7 minuti di interminabile silenzio ingiustificato. Non trattandosi di un concerto di John Cage, l’audiodescrittore dovrà, in quella lunga pausa, operare una sapiente metamorfosi da immagine a parola. Nel caso specifico di Notizie degli scavi, è necessario un approfondito studio della materia, dare un nome a quei resti archeologici colorando le immagini del contesto storico di cui sono permeate. Il risultato rappresenta un ottimo esercizio di visualizzazione che non solo appaga un occhio interiore, quando manca la vista, ma può anche educare un occhio perfettamente funzionante.
Altri esempi di arte al cinema li possiamo trovare in due film documentari senza tempo: Il Museo del Prado: la Corte delle Meraviglie e Le
Ninfèe di Monet: un incantesimo di acqua e luce. Il primo, uscito al cinema nel 2019 in occasione dei 200 anni del Museo, narra di storie, dipinti, personaggi avvincenti e aneddoti raccontati da Jeremy Irons. Nei silenzi, durante i quali è l’opera d’arte a inebriare la vista, l’audiodescrittore deve trovare le parole adeguate a tradurre quel che vede, anche in totale assenza di informazioni: chi è l’autore? In quale contesto
storico l’opera d’arte è venuta alla luce? Sono i dettagli che fanno la differenza! E dunque, è necessario cercare sui libri, in internet, nelle
gallerie d’arte finché non emerge un riscontro, per poi ripetere il processo col quadro successivo, con la scultura successiva. Le Ninfèe di Monet è uscito al cinema nel 2018. Il
film racconta la vita del grande pittore impressionista, del suo giardino a Giverny in Francia, dello stagno ricoperto di ninfèe e dei suoi dipinti. Gli occhi si beano di cotanta meraviglia e
l’audiodescrittore deve essere abile e talentuoso nel restituirla a chi non può goderne con i propri occhi, ma anche a chi ha voglia di saperne di più, o a chi non può recarsi a Villa
Adriana e ai Musei, o semplicemente a chi haimparato a considerare tutto questo “cultura”.
Laura Giordani

Dedicato a Franco Angeloni

Estratto dal testo descrittivo:

Notizie degli scavi,
00:52:40
Con in mano una guida turistica, il professore
si addentra nella residenza suburbana dell’imperatore Adriano. La villa imperiale romana si
estende su un’area di circa 120 ettari. Lui si incammina lungo Il Muro esterno del Pecile
(Pecìle), un quadriportico che delimita un
giardino con grande piscina centrale. Contigua al Pecile, la Sala dei filosofi: un’imponente
sala absidata con 7 nicchie sul fondo. Da lì il
professore visita il Teatro Marittimo. Si ferma
davanti al cartellone che ne spiega l’architettura e la storia. All’interno, un portico circolare a colonne ioniche. Il portico si affaccia su
un canale anulare al centro del quale sorge, su
un isolotto artificiale, una villa in miniatura a
più ambienti, con atrio, portico, giardino e
complesso termale. Il professore guarda la
struttura con aria interrogativa, non trovando
un ponte che colleghi l’isolotto con la terra ferma.
00:54:45
Percorre gli sterrati intorno alle Centro Camerelle, stanze di identiche dimensioni, con
unica apertura sulla fronte, accessibili da ballatoi esterni. Poi giunge al Canopo (canòpo),
un lungo canale abbellito da colonne e statue
che si chiude in un grandioso ninfeo semicircolare coperto da una cupola a spicchi.
00:55:16
Il Canòpo è dominato a sud da un ninfèo a
esedra utilizzato per i banchetti estivi, il Serapèo. Da lì, il professore osserva i resti di un
doppio colonnato, a est, e uno singolo a ovest,
alla cui metà sono situate sei copie in gesso di
statue: 4 cariatidi e 2 Silèni canèfori, cioè portatori di canestro il cui capitello è sostituito
dalla cesta di frutta.
A Nord, il breve lato curvo, è costituito da
un’architettura mistilinea. Tra gli spazi delle
colonne sono alloggiate le copie delle statue
simboleggianti Atena, Ares, Hermes e di due
amazzoni ferite. Il professore si siede su una
panchina con la guida aperta: legge e immagina com’era un tempo la villa.
Il museo del prado.La corte delle meraviglie
0024 00:15:19
Un dipinto di Francisco De Zurbaràn
segue a pag. successiva
Laura Giordani
Il Teatro Marittimo di Villa Adriana
“Notizie degli scavi” (2010) di Emido Greco
n. 88
30
Ospiti di Diari di
Cineclub su Cult Fi- ction di UniCa Radio
Segue da pag. precedente
(01.01.16) “Apparizione dell’apostolo San Pietro”:
un uomo anziano è crocifisso a testa in giù. Gli
appare il santo. Il quadro successivo rappresenta una delle sue tante “nature morte”, con fiori e
foglie per terra. Madrid però è fatta anche di sacro e profano, di croci sulle chiese e sculture di
gargoyle sulle facciate di monumenti e fontane.
Nel quadro di Goya: “La Duchessa d’Alba e Beata”, la duchessa spaventa l’anziana governante
con un oggetto scaccia malocchio. La governante, soprannominata La Beata, si protegge tenendo stretto un crocifisso.
0046 00:32:52
…Tra cui “Venere con organista e cupido” di
Tiziano. Nel soggetto sfacciatamente erotico
l’immagine di Venere si offre allo sguardo del
musico in tutta la sua bellezza. La sensualità si
sprigiona dalla morbidezza del nudo femminile e dalla lucentezza del panno di velluto
rosso sul letto.
Le ninfee di Monet
Un incantesimo di acqua e luce
0025 01:08:44
“Mare Mosso a Étretat”, 1868-1869. Monet imprime su tela la falèsia e l’arco naturale. Sulla
spiaggia, donne e uomini osservano le onde
spumeggianti di quel mare mosso su cui grava
un cielo plumbeo. All’orizzonte, una piccola
imbarcazione.
0026 01:09:06
La falèsia e l’arco naturale roccioso tornano
anche nel dipinto “Barche da pesca sulla
spiaggia di Étretat”, del 1884. Il mare spumeggiante e il cielo ingrigito dalla nebbia fanno da
cornice a un gruppo di barche ormeggiate. In
“Étretat sotto la pioggia”, del 1886, la falèsia,
l’arco, il faraglione, il mare e il cielo sono dipinti con tonalità bluastre.
0037 01:13:38
Nuvole grigie coprono il cielo. La fitta nebbia
bianca ammantata sul fiume, sbiadisce e offusca il riflesso degli alberi nell’acqua. Uno scenario immortalato da Monet nel dipinto “La
Senna a Giverny”, del 1897. Altra ansa del fiume, altro dipinto: “Ramo della Senna vicino a
Giverny”, sempre del 1897, dove tutto si tinge
di tonalità bluastre, la scena è più luminosa e
il fiume, con pennellate orizzontali e corpose,
rimanda il riflesso della folta chioma degli alberi che si sporgono fin quasi ad abbracciarsi.
0156 02:20:23
Da New York si torna a Parigi, al Museo de l’Orangerie. Al pianterreno, nelle due sale ellittiche
disegnate e costruite appositamente per l’opera
di Monet, “La Grand Décoration”, gli otto pannelli, di due metri d’altezza per diciassette di
lunghezza, sono disposti a trecentosessanta
gradi. Una visione straordinaria del giardino laboratorio di Giverny: la profondità di un attimo
rapita per l’eternità. I dipinti diventano eco del
giardino e viceversa. Distanze, volumi, ritmi e
posizioni concorrono a creare “un’onda senza
orizzonte né riva” che ci catapulta in un paesaggio d’acqua punteggiato di ninfee, sinuosi rami
di salici piangenti, riflessi di alberi e nuvole cangianti. Una vera e propria sinfonia, dove la natura vibra nella pennellata lieve dell’artista.

L.G.

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